Editoriale in quarta di copertina, febbraio 2006
di Alvise Foschi
Chi è Candido Domizi? Perché la sua vita rimarrà un unico desolato foglio bianco? Chi è Zoe Previ e per quale motivo si ostina a tenere i pattini da ghiaccio persino fuori dalle piste? Chi sono Alessandro Forsenno, Lazzaro Destanti e Sofia Lungimirante? Per quale segreta ragione Biagio Barbaro non riesce che a balbettare alcune sillabe delle cifre perfette che si porta dentro? Cosa si nasconde dietro le ossessioni di Prisca Devoti e di Eustazio Discorde? In quale vita e sotto quale forma si cela il nome di Siro Radi? E infine qual è il diluvio da cui Otto Forato si adopera per salvare l’umanità intera?
Come uno sfarfallio di abbaglianti prima di imboccare la curva, la superficie coperta da queste vite è tutt’altro che estesa, e il loro colore è sbiadito alla maniera di quelle foto che hanno preso troppa luce e si sono quasi ingiallite con il passare del tempo. Vite incolori simili a quelle di tanti altri, verrebbe da dire, personaggi la cui inesistenza, forse, non comporterebbe per noi alcun cambiamento. Cosa devono aver pensato quelle ombre prima di essere tolte dal limbo in cui si trovavano, si chiede il biografo che trascorre le notti insonne a dare un senso ai giorni, dove devono essersi formate esattamente. Cosa devono aver pensato, ci chiediamo pure noi, e dove debbano trovarsi esattamente adesso. E perché ci venga l’atroce sospetto che parlino proprio di noi.