Talento, Nr. 2/2007 – “Il nudo”, pp. 66-67
RENZO CREMONA – Tutti senza nome
di Mario T. Barbero
Renzo Cremona è un giovane scrittore (è nato nel 1971) ma con già alle spalle una considerevole carriera letteraria iniziata come poeta: nel 1993, a soli 23 anni (21, ndr), ha prodotto la raccolta di versi “Foreste Sensoriali”. Con lavori inseriti in importanti Antologie, Cremona è anche autore di testi in lingua inglese pubblicati nei Paesi Bassi, nel 2002 ha pubblicato “Lettere dal Mattatoio” che ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria alla XI edizione del Premio Internazionale “Nuove Lettere” di Napoli e (nel 2004, ndr) “Cronache dal Centro della Notte”. Vincitore di numerosi premi ha al suo attivo traduzioni dal cinese moderno, dal mancese classico e dall’afrikaans. Nel 1995 si è laureato in Lingue e Letterature Orientali all’Università di Venezia e si occupa attualmente anche di lingua e letteratura neogreca e portoghese.
Questa sua opera Tutti senza nome fa parte di una trilogia composta dalle seguenti parti: “Cronache dal centro della notte” (opera prima del 2004 che gli ha valso il 2° Premio alla XXII edizione del Premio Città Cava de’ Tirreni), “Cronache dalla notte ulteriore” e “Le vite perpendicolari”. Un lavoro che si potrebbe collocare in una sezione particolare della letteratura moderna che pone l’Autore in una dimensione forse unica del mondo letterario italiano, quella della narrazione parlata, quasi anonima nella sua specificità, fatta di immagini e di personaggi che sembrano apparsi d’improvviso come sospesi nelle nebbie dell’immaginazione. Anime (e corpi) come sollevate e trasfigurate da un limbo nel quale paiono immerse da tempo, fino a quando, cioè, l’Autore non decide di dare loro un volto (o un nome: ma quale? È poi proprio vero che lo voglia?) per poterli proporre al lettore come una sorta di illusionaria cometa che nel giro di pochi istanti si dissolve come se non fosse mai esistita. Personaggi “distorti” e raffigurati al pari di fantasmi senza identità, vaganti in attesa di una collocazione che sembra non avere mai definizione. Il tutto in un contesto descrittivo altamente tonico, com’è altrettanto originale l’idea di lasciarli all’immaginazione e all’inventiva di chi legge. Un modo inconsueto di porgersi che si nota forse ancor più nella sezione de “Le vite perpendicolari”, nella quale i personaggi, così come sono stati collocati, si confondono con le loro vicende, in un contesto di “immagini collettive” che in un certo qual modo dà e giustifica il titolo del libro: vite incolori, sbiadite dal passare del tempo, come se questi personaggi si trovassero lì per caso, smarriti e impotenti, alla ricerca di un qualcosa di indefinitamente perduto… anime vaganti senza tempo e senza nome, appunto.