Literary nr.2/2008
di Flavia Buldrini
Quella degli haiku è una tradizione tipicamente orientale, con il carattere delle sentenze gnomiche attraverso la lapidarietà dei versi. Le acque assurgono a un valore metafisico legato ai primordi della vita (primordi azzurri. | genesi delle linee | acquelucenti) e ai fondali sommersi dell’inconscio (ombre sul fondo. | alfabeti abissali | di luce intatta). Il colore azzurro, poi, evoca la trascendenza dell’Eterno: “fondale azzurro. | sintesi e ipotenuse | nell’oltremondo.” Vi è tutta la poesia della celestialità equorea: “profondo indaco. | corpi turchesi vanno | e vengono laggiù.” Così come dello splendore rutilante della luce: “acqua immobile. | semicerchi di luce | attoniti all’attimo.” I “nuotatori continui, | interminabili” sono metafora degli uomini che esercitano l’arte di vivere mentre si avvicina la scadenza delle loro evoluzioni acrobatiche: “poco da dire | sui modi di nuotare. | il tempo stringe.” Presto su “chi nuota laggiù | preso in una rete | di sogni e luce” calerà il sipario: “acque distanti. | gli ombrelloni chiusi | su tutto il mondo.”