Literary nr.7/2010
Renzo Cremona, Dei vizi e delle virtù
di Claudia Manuela Turco
Ancora una volta Renzo Cremona si propone al lettore con una prosa aurea, preziosa e discreta, ancora una volta, nelle sue pagine, si possono individuare non poche voci senza nome, Tutti senza nome: «si direbbe che ci sia un demonio, dall’altra parte»…«lo chiusi di là, il senza nome»; «preferimmo invece far finta che ci bastasse non conoscere»…«diventammo così corpi senza nome».
Seducenti forme di pensiero accompagnano una scrittura purificata, cesellata, miniatura dello spirito, ricca di immagini suggestive, nell’enumerazione dei “vizi capitali” e delle “virtù cardinali”, ne “il tempo antico” e ne “il tempo moderno”.
Tocchi d’eleganza accompagnano lo scorrere delle sequenze, e questo vale pure per la “lussuria”: «le labbra erano tetti irraggiungibili nel cuore del giorno dai quali colavano, odorando di antico, intermittenti gocce di sperma».
La forza del dettaglio si manifesta in frammenti che stupiscono a ogni passaggio, schegge ammantate di poesia, intrise di sottili velature, di umori cangianti, che catturano nella loro rete ammaliando. Ma l’attenzione per il singolo (albero o chi per lui) non distoglie dall’insieme: «sono alti e forti in maniera diversa gli alberi di questa immensa foresta».
È sempre questione di punti di vista, non di rado contrapposti: «non mi piace questa pianta che è cresciuta davanti alle finestre»…«si è scordata che qualcuno deve guardare fuori da questa stanza e godere della luce del sole». Ma il dissidio può riassorbirsi: «lei ha tanto diritto di guardare dentro quanto io di guardare fuori».
In un gioco di trasparenze e opacità, di intermittenze, di interferenze, le lancette dell’orologio, impolverate dal tempo, procedono lentamente, fissando per sempre la loro memoria nelle mura.
L’uso delle minuscole in luogo delle maiuscole permane pure in questo librettino di Cremona, sua peculiarità, sua cifra stilistica che, di opera in opera, ripetendosi si rinnova, rassicurante presenza nonostante siano «le direzioni confuse a scoraggiarci, ma anche le tante strade» nel labirinto esistenziale.
L’attività di traduttore dell’autore (cfr. «il sonno, grande traduttore del giorno») rende la sua produzione ancor più matura e consapevole: la parola non è mai approssimata, vibrando d’intime e precise sfumature. Renzo Cremona, pur avendo già ottenuto notevoli e sensibili riconoscimenti nell’ambito dei premi letterari e della critica, meriterebbe di più, rispetto a quanto l’odierno panorama editoriale italiano possa offrire.