Il Convivio, Anno XVI numero 3 (Luglio-Settembre 2015), p. 85
Tutti senza nome, narrativa
di Enza Conti
Tutti senza nome è un libro da leggere e rileggere per la profondità del pensiero che si avvale di contenuti filosofico-psicologici. L’autore Renzo Cremona anche nella scelta lessicale utilizza lemmi che richiamo (sic!) al labirinto della psiche, caratteristica che di certo invita lettura, sottoponendo il lettore a riflettere sul difficile viaggio tra le “soffitte del cervello”, un viaggio che spesso necessita della guida di una mano, ovvero della ‘ratio’. Così come il “tal dei tali” che confessa “come abbiamo bisogno di una mano che ci tenga sulla giusta strada e che ci guidi il passo”.
Tutti senza nome è divisa in tre sezioni: Cronache dal centro della notte, Cronache dalla notte ulteriore e Le vite perpendicolari. Tale suddivisione ha un valore simbolico, in quanto ci fa pensare ai gradi di un cammino che ha come meta il superamento del buio e dell’ignoto che regna nell’io e il raggiungimento dell’ultimo gradino consente di conquistare un’identità più chiara e definita. Ci sembra che l’autore voglia guidarci ad uscire dalle nostre abitudini, da ciò che ci limita e ci invita a dirigerci verso il nostro Sé, verso quella parte più vera, più profonda ed eterna di noi. Quindi un viaggio, possiamo affermare, di pirandelliana visione, con la metamorfosi dei vari personaggi prima “informi” e poi sempre più “reali”. L’autore gioca con le sue ombre metafisiche, li (sic!) porta verso porti lontani, dove tra un colloquio e l’altro fa emergere il desiderio di ricerca dell’essenza della realtà. In questo contesto narrativo si colloca il significato della parola “sagoma”, un gioco tra il corpo e la propria ombra, che solo alla fine conquisterà la propria identità. Interessante nella narrazione è la descrizione di paesaggi che partecipano al viaggio metafisico tra galassie e costellazioni. Al mondo conosciuto dell’Orsa Maggiore, Andromeda, Cassiopea si innalzano nuove isole delle quali nessun nome è segnato sulle carte nautiche, lasciando al lettore quel quid di misterioso e di desiderio d’identificazione toponomastica.
In Tutti senza nome il linguaggio è un altro importante volano di lettura, in quanto in sintonia con i vari personaggi si modella, diventando sempre più incisivo. Si tratta di una scelta lessicale fondamentale, coadiuvata dalla simbologia che pagina dopo pagina rafforza il contenuto, così come l’arca che esce con il suo carico dal porto verso la meta purificatoria e salvifica. L’arca fa riflettere su tanti mitici viaggi da Ulisse a Dante e a Noè. E l’arca di Tutti senza nome ci porta a rivivere i viaggi con il loro carico di speranza. A guidare la lettura preziosa si fa la ricca e dettagliata postfazione di Alvise Foschi.