La Piazza, agosto-settembre 2002
In libreria la seconda raccolta poetica di Renzo Cremona
di Marta Boscolo
“Che sia sempre leggera la tua mente e non pesi sul tuo corpo”. È la dedica che introduce la seconda raccolta poetica di Renzo Cremona, “Lettere dal Mattatoio”. Un augurio alla maniera di Kavafis, con quello stesso versificare asciutto e argomentato che appartiene alla poesia neogreca. Leggerezza, ossessione poetica. Sublimare nel verso oceani di sensazioni appiccicate al sangue e finalmente libere.
Il libro si apre con la ritmica cavalcata di “L’impero delle visioni” cui segue per contrasto “Lettera ad un amante”, componimento più breve di un haiku che evoca un’immagine di estrema lucidità razionale. Una semplicità cristallina caratterizza poesie come “L’incontro”, “Lo spaventapasseri”, “Paesaggio estivo con trappola per uccelli”, che rimandano a scenari naturali. Altre si tingono di bagliori espressionisti e sfumature violente. La scelta stessa del titolo e quel bue scuoiato di Chagall che fa bella mostra di sé in copertina, lasciano intuire che non tutto è stato inanellato nella terrigna ascendenza epigrammatica: incolmabile resta lo scarto attraverso cui si svelano tempeste interiori. Aleggia su tutte le poesie la presenza palpabile di un’assenza, il ronzio ovattato di notti insonni, il “senso della lotta scalza sulla pelle del giorno”. Ma avviene infine ciò che accade nella costruzione della Zobeide di Calvino, in cui la solitudine diventa opera e città dove ciascuno crede di riconoscere le vie del proprio sogno.
Il libro si chiude sull’immagine verde e serena del muschio che cresce sulla corteccia e di parole incise negli alberi. Su una leggerezza conquistata.
Tutto quello che il poeta è, che ha introiettato nelle innumerevoli frequentazioni letterarie il libro lo porta con sé e lo mostra: la passione per la letteratura classica, per la lirica neogreca, per la poesia tedesca contemporanea da Weil a Fried. Ma tutto è talmente assimilato da forgiare un unicum originale e maturo.
“Lettere dal Mattatoio” segue “Foreste Sensoriali” dopo nove anni di silenzio e dopo numerose traduzioni di testi letterari dal cinese moderno, dal mancese classico, dal portoghese e dall’afrikaans: la passione per le lingue ha permesso all’autore di avvicinare senza mediazione i poeti stranieri. Non passeranno altri nove anni prima della prossima pubblicazione: sta per essere dato alle stampe “La Pergamena delle Mutazioni” che sarà presentato ad ottobre, “perché nulla andasse perso / perché i giorni non corrodessero la memoria”.